La nostra identità digitale alimenta un mercato invisibile, di cui  l’opinione pubblica non ne è sempre consapevole. Quali ricadute la raccolta indiscriminata di dati può avere su ognuno di noi?

La nostra identità digitale è di grande interesse per un mercato apparentemente invisibile: quello che gestisce ed utilizza «i big data».

Innanzitutto, cosa sono i «big data» e perché oggi sono diventati oggetto di così grande attenzione?

Ogni volta che si naviga su internet si lascia inconsapevolmente dietro di sé una scia di informazioni. Per esempio: abbiamo fatto una ricerca sul Web per cercare un volo per Lisbona. Ebbene, di lì a poco, su tutti i siti che visiteremo appariranno banner di hotel della città di Lisbona, di come noleggiare un’ auto…..

Ma non solo, oramai è un dato di fatto, che lo sviluppo e l’innovazione tecnologico hanno generato un livello senza precedenti di raccolta e di elaborazione di dati  in continua  espansione  grazie anche alle  nuove applicazioni  dell’Internet  delle  cose,  della  robotica, etc.

Viviamo quindi in un'epoca di radicali cambiamenti, una rivoluzione che si fonda sui dati, sul loro possesso, sulla liceità del loro trattamento, sulla loro comunicazione e sul profitto che ne deriva.

Pertanto, «i Big Data» hanno un valore economico molto alto, costituendo una parte sostanziale delle utilità derivanti dalla New Economy.

Nondimeno, la nostra attenzione a questo fenomeno non può riguardare soltanto le implicazioni tecnico/scientifiche o gli effetti  che ha sull’economia.

In verità, stiamo assistendo ad un cambiamento epocale che mette in discussione perfino molti schemi consolidati del  diritto.

Da un lato le imprese tecnologiche hanno esteso la raccolta dei nostri dati, dall'altro le esigenze di sicurezza, di fronte alla minaccia terroristica, hanno spinto gradualmente i governi ad estendere il controllo delle attività svolte in rete per finalità investigative in modo sempre più massivo.

Così questi dati arrivano a società poco note e potenti, le quali, incrociando, comprando e vendendo informazioni, assemblano dossier su di noi. Per esempio, sui nostri acquisti, sui nostri viaggi, ma anche sui nostri gusti sessuali, sulle nostre ideologie politiche e religiose. E così di lì a poco  la catalogazione è fatta!!!

Possono essere informazioni benefiche, magari per migliorare le cure mediche, ma anche dannose perché limitative della libertà politica, finanziaria e lavorativa. Insomma, il passo è breve ed in un attimo queste raccolte  possono diventare strumenti repressivi.

Sì è vero,  amministrare questi processi non è certamente un compito semplice. Tuttavia è più che mai fondamentale ed urgente promuovere garanzie di trasparenza dei processi, anche perché è di fatto difficile mantenere un effettivo controllo sui dati: per scarsa chiarezza sulle modalità di raccolta, sui luoghi di conservazione, sui criteri di selezione e di analisi.

Attualmente, la nuova regolamentazione giuridico europeo rappresenta un passo importante per definire e garantire in modo omogeneo la tutela fra i diversi stati membri.

Ma anche una maggiore consapevolezza da parte dei singoli fruitori è di non secondaria importanza poiché l'economia digitale si nutre di dati, raccolti indiscriminatamente da utenti poco informati.

Cristina Mantelli

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COME DIFENDERSI

Ecco alcuni consigli di Massimo Marchiori, docente di informatica all’Università di Padova.In ogni caso, è bene ricordare sempre che: «Se non paghi un prodotto, vuol dire che quel prodotto sei tu». I servizi digitali, insomma, sono ripagati coi nostri dati.

 

  • Vai alla pagina “privacy” dei principali account (Google, Facebook, Pinterest…) e togli le autorizzazioni più invasive;
  • Installa l’estensione Scriptblock (Chrome) o NoScript (Firefox): fa eseguire programmi (Java, Flash) solo a siti autorizzati da te;
  • Dal sito www.youronlinechoices.com/it/le-tue-scelte puoi disattivare da una sola schermata molti siti che raccolgono dati su di te;
  • Installa Adblock sul browser: impedisce a gran parte delle pubblicità di caricarsi quando apri un sito;
  • Usa il browser in modalità incognito;
  • Sullo smartphone, vai su gestione app e verifica quali autorizzazioni hai concesso a ognuna, cancellando le più invasive o non necessarie (posizione, rubrica, microfono, registro chiamate);
  • Quando ti iscrivi a un sito Web, a una newsletter o a una carta fedeltà, autorizza l’uso dei dati solo per gli scopi che ti interessano, e vieta la cessione dei dati a terzi;
  • Se vuoi sapere quali dati una società (banca, finanziaria, negozio, sito) conosce su di te, e vuoi che li corregga o li cancelli, scarica dal sito del Garante della privacy (www.garanteprivacy.it) il modulo per l’esercizio dei diritti in materia di protezione dei dati personali. Sono obbligati a rispondere entro 15 giorni. (V.T.)